01/06/2021
La Perla è la pietra natale del mese di giugno Continua a leggere nella sezione news
Conosciute dagli antichi come le "gemme del mare", le perle sembrano avere in sé un potere: quello di trasformarsi, loro, semplicissime, nei più regali tra gli ornamenti preziosi. Molte leggende affascinanti coinvolgono l'origine della formazione delle perle, che per cinquemila anni si è creduto fossero le lacrime di un angelo cadute e scivolate dentro un'ostrica.
Ma come nasce una perla? La perla è generata casualmente dalla reazione del mollusco perlifero all'intrusione di un corpo estraneo. Quest'ultimo anziché essere distrutto, viene gradualmente ricoperto da sottilissimi strati di madreperla, depositati concentricamente. Questo tipo di perla, formatasi spontaneamente, è la perla naturale, che ha da anni ceduto il posto sul mercato alla perla coltivata.
Innanzitutto bisogna sottolineare che la perla coltivata non è un'imitazione o un falso ma una perla identica a quella naturale che si differenzia solo per l'intervento dell'uomo. Ciò rende merito a maggior ragione a chi ha scoperto il modo per non lasciare al caso la realizzazione di questo miracolo naturale
Diverse e delicate sono le fasi di un intero ciclo di coltivazione. La prima fase del lavoro spetta alle giovani e abili tuffatrici dette "Ama" che arrivano fino a otto metri di profondità, dove vi restano per oltre un minuto per raccogliere con le loro mani esperte i preziosi molluschi perliferi, che vengono, lasciati all'interno di gabbie metalliche, appese a zattere galleggianti poste in mare dove rimangono sino all'età di tre anni.
Raggiunte le dimensioni ottimali, i molluschi perliferi vengono selezionati per il passaggio più delicato dell'intero ciclo. Alcune ostriche, per mano di un tecnico altamente specializzato che agisce da vero e proprio chirurgo, vengono sacrificate per ricavare da ciascuna di esse da 10 a 20 minuscole porzioni dell'epitelio secernente del mollusco. Queste servono per avvolgere un piccolo nucleo di madreperla che viene innestato nel corpo del mollusco perlifero.
Questo vero e proprio intervento chirurgico è un momento cruciale perché basta una mossa sbagliata per danneggiare la salute del mollusco e la sua capacità produttiva. Concluso l'innesto, i molluschi tornano in mare nelle gabbie che li proteggono dai pesci voraci e terminato il compito dell'uomo, tocca all'ostrica compiere il suo dovere. Il tempo necessario per ottenere perle di buona qualità può spaziare da uno a quattro anni. Naturalmente più tempo si aspetta e più "grossa" sarà la perla ottenuta.
I fattori che determinano la qualità e il valore di una perlasono: sfericità, lucentezza, dimensioni,oriente .
Fatta eccezione per le perle ovali, a goccia, a mabè (mezza sfera), le perle vengono giudicate a seconda del grado di deformazione rispetto a una sfera e tanto più sono irregolari (barocche o semibarocche), e minore è il loro valore commerciale. Dopo la sfericità, la seconda cosa che coglie il nostro sguardo sulla superficie di una perla è lo splendore, quel punto luminoso che la perla rivela se colpito da una sorgente di luce, insieme alla lucentezza, data dall'aspetto vellutato e iridescente della luce riflessa e dall'oriente, che è quella sensazione di profondità traslucida. Infine un elemento di primo piano per la valutazione è la dimensione.
La perla giapponese può arrivare fino a un massimo di 10 millimetri ma nelle calde acque della Birmania, Thailandia, Indonesia, Papuasia e Australia vive un'ostrica perlifera di dimensioni eccezionali che produce perle, spesso di forma irregolare, che raggiungono solitamente un diametro di una quindicina di millimetri e raramente anche di venticinque millimetri.
Naturalmente il costo è proporzionato alla grandezza e allo spessore di perlagione ma, l'elevato costo di queste perle giganti non è dovuto solo alle loro dimensioni ma soprattutto alla elevata mortalità del mollusco, estremamente delicato, che durante la coltivazione può raggiungere punte dell' 80 %.
Se nei mari del Sud le perle battono ogni record per dimensioni, il record di prolificità spetta ad un'altro mollusco: l'"Hyriopsis Schlegeli", che appartiene ad una delle famiglie di ostriche che hanno lasciato le calde acque calde marine per adattarsi a vivere nei bacini d'acqua dolce (fiumi, laghi, risaie).
Per concludere alcuni suggerimenti utili. Le perle, siano esse d'acqua dolce o salata, sferiche o barocche, mabè o blister, sono composte da sostanze organiche contenenti acqua e da carbonato di calcio, sono dunque sensibili al calore, agli acidi, ai profumi, ai cosmetici e alla nostra stessa sudorazione che possono nel tempo intaccarle e corroderle.
Sarebbe dunque una buona regola passare sempre la propria collana con un panno umido dopo averla indossata, soprattutto se fa molto caldo. Altro particolare importante e non trascurabile è il filo della collana che, se sporco, può danneggiarla dall'interno.
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